Abrogare le leggi – Editoriale Samizdat

anteprima«Il vostro compito è certamente tecnico e giuridico, e consiste nel proporre leggi, nell’emendarle o anche nell’abrogarle». Questo ha detto Papa Francesco alla Delegazione di Parlamentari francesi del gruppo di amicizia Francia-Santa Sede. E chissà perché sembrano parole cadute nel vuoto, almeno qui da noi in Italia. Perché pare che invece, in Francia, abbiano destato interesse e preoccupazione.
Questo mi pare oggi il problema di fronte all’insegnamento della Chiesa: si cita solo ciò che è secondo la propria idea, la propria concezione, i propri interessi, e così quanto viene affermato viene edulcorato (o cancellato) a seconda dell’interprete.
Nella situazione concreta mi pare che due siano i punti da evidenziare, a proposito di quanto Papa Francesco va dicendo con chiarezza:

1. Innanzitutto siamo di fronte a un magistero che non si concepisce come isolato, senza una storia. Il fatto stesso di volere pubblicare una enciclica (quella sulla fede) che è frutto di lavoro comune col predecessore sta ad indicare che Papa Francesco ha fatto sua la posizione «cattolica»: ermeneutica della continuità. In questo senso – per quanto riguarda l’impegno dei cristiani nella vita politica – la continuità implica l’assunzione della Dottrina sociale cristiana come riferimento ultimo e normativo.

2. Il Papa Francesco da un lato conosce la situazione sociale culturale e politica degli interlocutori (in questo caso la Francia di Hollande e Taubira) e dall’altro sa che la responsabilità della presenza politica è dei laici, a cui si rivolge. Ora non credo che le leggi a cui si riferisce siano leggi marginali, sul gioco della lippa, per esempio, o sulle dimensioni dei cartelli stradali. Sappiamo tutti quanti milioni di francesi hanno manifestato contro l’introduzione del cosiddetto «matrimonio per tutti». È così impensabile che il Papa potesse avere in mente, tra le altre, anche questo “mostro” di legge?

Credo che sia compito dei cattolici, in particolare di chi opera nel campo magnifico della informazione, contribuire a che l’insegnamento integrale del Papa sia conosciuto. Ci pensa già il mondo laico/laicista a stravolgere o censurare quanto il Papa, con la sua dolcezza e insieme chiarezza, ci vuole comunicare. Diamoci una mossa, e scuotiamoci dal torpore della accondiscendenza all’ovvio!
Ancora una volta è evidente che il compito che ci è affidato dal Signore, così coinvolgente in questi nostri tempi drammatici, non ha bisogno di disertori, ma di uomini appassionati e creativi.
E qui un’ultima recentissima citazione: «Il fine dell’economia e della politica, è proprio il servizio agli uomini, a cominciare dai più poveri e i più deboli, ovunque essi si trovino, fosse anche il grembo della loro madre». Non è chiaro?

Cultura Cattolica  socio di  SamizdatOnLine

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Senza padri né madri – Editoriale Samizdat

“Nel nome del Genitore, del Figlio e dello Spirito Santo”, oppure “Genitore nostro, che sei nei cieli”, o ancora “Santa Maria, Genitore di Dio, prega per noi peccatori”. Quanto tempo dovremo aspettare prima di sentirci dire che dovremmo pregare così? Che non si dica che è solo una provocazione.
Chi l’avrebbe mai detto, quarant’anni fa, quando andavamo a dormire dopo Carosello e la parola “preservativo” era proibita in TV, che un giorno il matrimonio omosessuale sarebbe stato definito un “diritto civile”, e che l’amore gay ricordato e celebrato per ogni dove, dalle pubblicità ai film, che rappresentanti istituzionali avrebbero partecipato alle parate dell’orgoglio gay, e che insomma l’omosessualità sarebbe stata vissuta come fatto pubblico e politico, celebrata e omaggiata – come vediamo in questi giorni – fino alla noia?
Chi avrebbe mai pensato che piazze immense si sarebbero dovute riempire per chiedere, almeno, di non cancellare “mamma” e “papà” da leggi e vocabolario?

E’ legittimo aspettarsi quindi, un giorno, di ritrovarsi a discutere se è il caso di cambiare anche le preghiere cristiane. Perché no?
E non sarà una “costrizione”, un obbligo, ma un adeguarsi del linguaggio a una situazione in cui il cristianesimo, e il cattolicesimo in particolare, conoscerà un problema nuovo, del quale ancora non c’è consapevolezza: la nuova evangelizzazione in un’era post-cristiana, post-rivoluzione antropologica.

Già, perché nel mondo in cui sono “famiglie” anche quelle con due mamme o due papà, in cui si finge che bambini possano nascere anche da persone dello stesso sesso, grazie a mix di gameti in provetta e uteri in affitto, l’evangelizzazione sarà più complicata.

L’annuncio cristiano, infatti, è tutto basato su un’antropologia naturale, a partire dall’annuncio centrale: Dio si è fatto uomo, ci ha dato Suo figlio, partorito da una donna. Il mistero dell’incarnazione è totalmente intrecciato con la dinamica della generazione umana, e tutto il cristianesimo si legge, si racconta e si vive in analogia all’amore fecondo fra un uomo e una donna.
Le figure del padre e della madre, dello sposo e della sposa ricorrono continuamente nelle scritture, così come quella del Figlio e del fratello. Parole che iniziano a non avere più quel significato universale, conosciuto in ogni angolo della terra, che permetteva di raccontare a tutti, in modo comprensibile, la buona notizia: il Padre nostro che è nei cieli nel suo immenso amore ci ha dato suo Figlio, partorito da una donna.
Ma quale Padre? Non tutti ce l’hanno. Maria, Madre di Dio: quale Madre? Non è necessaria. E i figli: di chi? E che dire dei fratelli? Amatevi come fratelli? Quali sarebbero?

Proviamo a sfogliare Vangelo e Bibbia, e a rileggerne i passi e i racconti cancellando le parole e le figure di padre e madre, sfumando figli e fratelli: se i legami della carne e la differenza sessuale non contano più, ma importa solamente dei desideri e dei sentimenti reciproci, madre e padre e figlio e fratello e sorella sono solo parole per rapporti e preferenze personali, che mutano di significato a seconda delle situazioni.
Dopo una simile operazione, che cosa rimane delle Sacre Scritture, e del catechismo? Racconti antichi e poco comprensibili non solo lessicalmente, ma nel loro significato più profondo.

I bambini con due mamme, cresciuti come figli di due donne, come potranno pregare il padre comune “Padre nostro che sei nei cieli”? E quelli con due papà, come potranno rivolgersi a Maria, Madre di Dio e di tutti noi?
Sarebbe poi così assurdo in un mondo così pensare di rivolgersi al “genitore” indifferenziato anche nelle preghiere?

Non so quanto ci si sia riflettuto su. Ma ritenere che la “rivoluzione antropologica” possa arrivare senza travolgere tutto, compresa la quotidianità dell’annuncio cristiano, è pura illusione. Pensiamo alla nuova evangelizzazione – quella rivolta ai Paesi che cristiani sono stati, ma adesso non lo sono più, che vivono una dimenticanza che li fa, se possibile, ancor più pagani di quello che erano quando hanno incontrato i primi cristiani.
Ecco, quella nuova evangelizzazione potrà essere tale e parlare davvero a tutti con parole e testimonianze di vita autentiche solo se consapevolmente sfiderà la rivoluzione antropologica, costruendo presìdi di verità, nei quali preservare e difendere e riconoscere pubblicamente e instancabilmente le fondamenta della natura umana.

Stranocristiano  socio di  SamizdatOnLine

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Stranezze della comunicazione – Editoriale Samizdat

Sono appassionato per natura e per educazione al mondo della comunicazione. A guardare in faccia le persone, e a stimare coloro che incontro. Me lo hanno insegnato mia nonna e mio padre. E di questo sono fiero.
Ma ogni tanto mi chiedo come mai la capacità dell’ascolto sia così poco valorizzata, in particolare nel mondo della rete. O forse, più che l’ascolto, la capacità di riconoscere al volo le novità.
Perché? mi chiederete. Un paio di esempi.

Sabato 1 giugno, in serata, ricevo la notizia della catechista di Segrate, accusata da Repubblicadi avere dichiarato ai ragazzini della cresima che «l’omosessualità è una malattia». Domenica mattina, appena letta la notizia, ho telefonato alla catechista (che conoscevo benissimo, essendo stato sacerdote in quel quartiere per 13 anni) e mi sono fatto raccontare quello che era accaduto. Ovviamente (ma lo dico con amarezza) quanto il giornale riferiva era una pallida ombra di ciò che in realtà era successo. Così ho scritto subito un articolo che ho messo sul sito e che ho inviato, via Twitter, non solo ai miei followers, ma a quasi tutti i giornali di cui conosco l’account. Poi ho telefonato ad amici giornalisti, raccontando l’accaduto. Mi ha sorpreso la risposta di uno di loro che mi diceva che era impossibile, per una sorta di deontologia professionale, intervenire su un argomento già trattato da altri colleghi di altre testate.
Non vi nascondo la mia sorpresa quando oggi (dopo ben 9 – dico nove – giorni) trovo sulla stessa testata del giornalista amico, la notizia del fatto, riportata tra l’altro da un sito che si è mosso dopo avere letto quanto pubblicato da CulturaCattolica.it.
Mi domando: «Perché quella notizia data da CulturaCattolica.it non ha trovato spazio su alcuni media, che l’hanno poi riportata – di seconda o terza mano – molto tempo dopo?» Non può essere segno che abbiamo perso l’abitudine di pensare al nostro mestiere (e dico proprio «nostro» perché sono anch’io pubblicista) come a quei «cercatori di perle» che portano alla luce quanto accade, creando e riconoscendo quei liberi legami che spalancano alla realtà?
Un altro esempio: ItaliaOggi ha pubblicato una bufala (o meglio, una interpretazione scorretta) a proposito degli insegnanti di religione e del giudizio che sono tenuti ad esprimere per l’ammissione degli studenti avvalentisi, agli esami di fine corso. Anche qui: ho tempestato di mail e di tweet il mondo della carta stampata e di internet, col risultato che la notizia sembra essere stata fagocitata e scomparsa nel nulla.
Amara conclusione: ci sono canali preferenziali per le notizie? Ci sono fonti che sono «inquinate» e inattendibili per natura? Ci sono lobbies che si sentirebbero sminuite se dessero credito a chi non è strettamente «del mestiere»?
Mi auguro che si possa ritrovare il giornalismo alla Buzzati e alla Tobagi, che erano maestri nella comunicazione della verità e nella libertà dal pregiudizio.

Anche se con altra angolatura, mi pare che questo giudizio abbia come compagni di strada questo bellissimo articolo di Antonio Socci: «CENTOMILA “INVISIBILI” A LORETO CON IL PAPA» e questa acuta analisi di Ernesto Galli della Loggia: «Una libertà minacciata»

Cultura Cattolica.it  socio di  SamizdatOnLine

Ansia da crisi – Editoriale Samizdat

anteprimaA Piacenza un bimbo è morto in auto, dimenticato dal padre. Così la notizia. Pregherò per loro.
Non e’ la prima volta che accade, in altri tempi si accusava il ritmo del mercato e della produzione, oggi si parlerà di ansia da crisi – osserva Canziani un neuropsichiatra  “Non e’ detto che il nuovo ordine sia compatibile con l’equilibrio mentale” già ma cosa mi da quest’equilibrio?
Cosa supera questa dimenticanza in cui tutti stiamo sprofondando e di cui questo caso non è che la punta di un iceberg?
Dare spazio al Mistero che c’è in ogni attimo, potrebbe essere la risposta, questo Mistero che la fretta e l’ansia scavalcano, questo Mistero che ha un volto, questo Mistero in cui ci si può riposare come fece Giovanni apostolo sulla spalla di Cristo. “Cercate sempre conforto nella compagnia di coloro che vi aiuteranno a guardarvi con gli occhi di Dio.”
Mi sono ricordato di un fatto simile accaduto a Catania nel 1998, Don Ventorino fece l’omelia al funerale.
OMELIA PER IL FUNERALE DI ANDREA

Ogni avvenimento umano ci mostra in sé il volto del Mistero in modo così inesauribile, da sembrare immediatamente incomprensibile.
Uno sguardo lungo, attento, guidato, docile ci consente a poco a poco di inoltrarci nella sua realtà.
Questo avvenimento, che celebriamo questa sera, avrebbe bisogno di uno sguardo più maturo e più santo del mio per essere penetrato nel suo significato
Per voi, S. e G., è cominciato un cammino senza fine: ogni giorno vi chiederete perché è accaduto.
Voglio dirvi solo due cose.
La prima. Ricordatevi che il cuore del cristianesimo è in un Padre che è Dio, che piange la morte di Suo Figlio sulla Croce e in una Madre umanissima e dolorante, che ha dato carne al Figlio di Dio e che sta ai piedi di questa croce, affranta e invecchiata dal dolore.
Questo avvenimento, che è al centro della storia dell’uomo, in qualche modo si ripete in ogni avvenimento umano di gioia e di dolore, di nascita e di morte. In ogni avvenimento accade qualcosa: Dio fatto uomo, con l’uomo muore e risorge, e così è per questa nascita e per questa morte.
La seconda cosa che voglio dirvi è questa: cercate di guardarvi, lo dico in particolare a te S., come vi guarda Dio. Dio vede in voi due genitori che hanno voluto la vita di Andrea, lo hanno fatto nascere, lo hanno amato e così hanno consentito che la sua vita avesse il suo compimento, nel vedere Dio. Il compimento della vita dell’uomo, infatti, è nel vedere Dio, perché l’uomo è desiderio di vedere Dio. Andrea vede Dio.
Non fermatevi mai a guardare solo un particolare: ciò che ha procurato la morte di Andrea. La verità è nella totalità della realtà: così la vede Dio e perciò è più giusto di tutti gli uomini.
Quel particolare non va dimenticato, va espiato nel dolore; ma non è la verità del vostro rapporto con Andrea, non fa giustizia delle cose. Ricordatevelo sempre. Tu, G., devi essere la memoria di S.. Dio vi guarda con uno sguardo carico di tenerezza e di misericordia e perciò di verità. Egli solo comprende tutto, perché Egli solo è tutto in tutto.
Cercate sempre conforto nella compagnia di coloro che vi aiuteranno a guardarvi con gli occhi di Dio. Io desidero essere uno di questi.

Factum  socio di  SamizdatOnLine

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La più bella sorpresa d’Europa – Editoriale Samizdat

anteprimaCarissimi amici di Manif pour Tous, siete la più bella sorpresa d’Europa di quest’anno!
In questi mesi nei quali dal Regno Unito all’Irlanda, dal Belgio alla Olanda in molti credenti e non credenti, cristiani e musulmani e laici si muovono, scendono nelle piazze con coraggio e protestano contro leggi e misure di governi che vogliono cambiare la società e la natura umana. In questi mesi dove appare politicamente scorretto il solo riaffermare la semplice verità dei fatti e della vita dell’uomo di tutti i secoli, la dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale, la famiglia fondata sull’amore di un padre e di una madre, la libertà religiosa di affermare in pubblico il proprio credo, Voi siete stati capaci con spontaneità e spirito pacifico di essere un segno di verità nella società francese. “Si pose eppur s’oppose!”, scriveva il vostro poeta Claudel (Luca Volontè)

Il sacrificio all’imperatore
Quando vogliono farti fuori, quando vogliono scremare gli amici – o gli acquiescenti – dai nemici, quando vogliono metterti con le spalle al muro, allora ti chiedono di sacrificare agli idoli.
Avete presente, no? O fai un sacrificio, dimostrando che ci tieni a fare parte di questa nostra società, di essere uno di noi, un cittadino esemplare, o muori. Cosa vuoi che sia rinunciare a quelle credenze oscurantiste e obsolete, sii moderno, inchinati all’idolo, sacrifica all’imperatore. Poi potrai andare. Hai famiglia, no? E allora…
Nelle varie epoche questo tipo di cerimonia ha assunto varie forme. A volte è stato l’iscrizione ad un Partito, per potere insegnare, per potere lavorare, fare carriera. Un rito di iniziazione: noi, loro. Non sei veramente uomo finché non hai ucciso un nemico. Ma, dopo che hai eseguito, dopo che hai accondisceso, non è che poi sei libero. Anzi. Dopo ti tengono in pugno, perché hai dimostrato di essere un debole, hai fatto vedere che puoi essere piegato.

La scelta è così tra essere reso estraneo, espulso, a volte anche ucciso, e il diventare schiavo. Certo, ci sono quelli che volentieri si schiavizzano. Non aspettano altro. Ma se sei stato contro, se avevi altre convinzioni, allora la scelta è dura e pressante.
Così, ci sono certi stati non troppo distanti da noi dove non puoi diventare infermiere o ginecologo se non hai praticato un aborto. Se sei cattolico, quindi, e consideri l’aborto un omicidio, o ti sporchi le mani di sangue o rinunci a quella carriera.
Ci sono certi stati, non troppo lontani dal nostro, dove se sei chirurgo o farmacista non puoi rifiutarti di fare quella operazione che termina nella morte di un bambino, o dare farmaci abortivi, se no ti cacciano fuori.
Ci sono certi stati, non troppo lontani dal nostro, dove ti ritirano la licenza se non affitti il tuo salone per un matrimonio gay. O se, insegnante, ti rifiuti di adeguarti al verbo per cui omosessuale è bello. Ti licenziano se porti la croce al collo. Ci sono parecchi stati, non troppo distanti dal nostro, dove se dici che i rapporti omosessuali sono peccato, anche solo citando la Bibbia, sei multato o vai in prigione. Se sei un ufficiale pubblico non puoi rifiutarti di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, o sei decaduto dall’incarico.
In altre parole, dove la libertà di coscienza non vale per i cristiani.

Perché, vedete, se qualcuno dà fastidio il modo migliore di eliminarlo è fare sì che si metta fuorilegge con le sue stesse mani, che decida in favore della sua coscienza invece che di una disposizione il cui senso ultimo in fondo è proprio quello: eliminarlo. Credete che a qualcuno sarebbe fregato qualcosa dei matrimoni gay se la Chiesa non si fosse opposta? Credete che avrebbero fatta lo stesso la campagna di lavaggio del cervello planetario? Personalmente ne dubito.

I preti che non volevano giurare fedeltà alla costituzione repubblicana e giacobina, gli 800 di Otranto e tanti altri ci ricordano che il martirio è sempre una possibilità presente per un cristiano. Che da un momento all’altro ci verrrà chiesto di testimoniare la nostra fede, di scegliere tra sacrificare agli idoli e la perdita di tante cose, forse anche la libertà, forse anche la vita.
Possiamo decidere di mantenerci saldi, perché abbiamo visto che solo lì c’è la possibilità di una vita grande e vera.
O vivacchiare.

Berlicche  socio di  SamizdatOnLine

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Spirito di unità ed armonia – Editoriale Samizdat

anteprimaLo Spirito Santo, apparentemente, sembra creare disordine nella Chiesa, perché porta la diversità dei carismi, dei doni; ma tutto questo invece, sotto la sua azione, è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma ricondurre il tutto all’armonia.
Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo.
Uno dei Padri della Chiesa ha un’espressione che mi piace tanto: lo Spirito Santo “ipse harmonia est“. Lui è proprio l’armonia. Solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità.
Anche qui, quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.
Il camminare insieme nella Chiesa, guidati dai Pastori, che hanno uno speciale carisma e ministero, è segno dell’azione dello Spirito Santo; l’ecclesialità è una caratteristica fondamentale per ogni cristiano, per ogni comunità, per ogni movimento.
E’ la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi! Quando ci si avventura andando oltre (proagon) la dottrina e la Comunità ecclesiale – dice l’apostolo Giovanni nella sua Seconda Lettera – e non si rimane in esse, non si è uniti al Dio di Gesù Cristo (cfr 2Gv 1, 9).
Chiediamoci allora: sono aperto all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo? Mi faccio guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa?
papa Francesco

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Bombe e speranze – Editoriale Samizdat

anteprimaLe bombe di Israele, la bomba della Del Ponte, le speranze di pace
Usa e Russia organizzano una conferenza di pace, la Chiesa orientale una giornata di preghiera
Nella situazione in Siria non c’è nessuno veramente super-partes se non la Chiesa siriana, che da tempo preme per la riconciliazione. Con l’aiuto concreto alla popolazione e con l’iniziativa “Mussalaha” ha unito alawiti, sunniti, drusi, cristiani, sciiti, arabi: una riconciliazione dal basso a partire dalle famiglie, dai clan, dalle diverse comunità della società civile siriana che non parteggia per nessuna delle parti in lotta. Sarebbe stato facile capire che la via della riconciliazione era l’unica soluzione possibile. Solo ora, ad un passo dal baratro, a distanza di più di due anni dall’inizio del conflitto e con quasi 90.000 morti alle spalle, i grandi della terra sembra comincino a rendersene conto.

La settimana scorsa gli eventi sembravano ulteriormente precipitare. L’argomento delle famigerate ‘armi di distruzioni di massa’ sembrava dovesse portare ancora una volta ad un passo dall’intervento militare unilaterale, con tutte le sue catastrofiche conseguenze per la popolazione. “L’uso delle armi chimiche in Siria sono una linea rossa invalicabile: se sorpassata, il gioco potrebbe cambiare”, aveva detto Obama. Il presidente americano si era dimenticato che una linea può essere oltrepassata anche all’inverso; lo abbiamo visto di lì a poco: dalla tv svizzera il commissario ONU Carla Del Ponte (membro della Commissione sui crimini di guerra) a proposito dei gas proibiti aveva raccontato un’altra verità: “Ci sono concreti sospetti, se non ancora prove inconfutabili, che è stato usato del gas sarin, per come le vittime sono state curate”, ed ha aveva aggiunto: “Abbiamo potuto avere delle testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche ed in particolare il gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli opponenti, dei resistenti”. La precisazione dell’ONU non ha cambiato la sostanza, anzi ha aumentato l’impressione di un conflitto globale: “Le prove non sono definitive né dall’una né dall’altra parte”, peccato che avesse taciuto prima, quando l’indice era diretto verso i cattivi.

Comunque mentre teneva banco il solito balletto delle interpretazioni e dei distinguo, i jet israeliani bombardavano il monte Qassiyoun a est di Damasco. Obiettivo: i missili iraniani destinati a Hezbollah. Quindi si colpiva la Siria ma si mirava all’Iran. Anche per questo il commento USA al raid è stato assolutorio: “Israele ha agito nel proprio interesse sovrano”. L’ambiguità di questa dichiarazione è estrema: è proprio il diritto di usare le armi per salvaguardare il ’proprio interesse sovrano’ che è causa del perdurare del conflitto. Ognuno ha armato i suoi nel proprio interesse. Se quest’idea fosse adottata su larga scala, non è difficile immaginare cosa succederebbe nel mondo.

E’ evidente che con tali prospettive c’erano ormai tutti i segnali visibili di un imminente allargamento del conflitto che avrebbe incendiato tutto il Medioriente. E’ con questa consapevolezza che a Mosca si è svolto il summit Usa-Russia fra il Presidente russo Vladimir Putin e il Segretario di Stato americano John Kerry. Al termine dell’incontro, le parole del ministro degli esteri russo Lavrov lasciano ben sperare: “Russia e Stati Uniti incoraggeranno il governo siriano e i gruppi d’opposizione a cercare una soluzione politica”. L’accordo è di organizzare al più presto una conferenza di pace, probabilmente a fine mese, “come seguito della Conferenza che si tenne a giugno dello scorso anno a Ginevra”.

Anche l’Europa plaude all’iniziativa, e il portavoce di Catherine Ashton ha così commentato: “L’Unione europea è molto soddisfatta. Abbiamo ripetuto all’infinito che la soluzione del conflitto viene solo con un accordo politico globale. Siamo pronti a dare il nostro contributo in qualsiasi forma e speriamo che la conferenza sia l’inizio di un processo di pace”.

Sono quindi giorni decisivi per una cessazione della guerra in Siria. Per questo, rilanciamo con ancora più convinzione l’invito rivolto dalle Chiese Siriane (di tutte le confessioni) alle Chiese cristiane sorelle di tutto il mondo perché si uniscano al loro grido nella giornata di preghiera per la pace in Siria, sabato 11 maggio, che hanno chiamato “La preghiera di un cuore spezzato”. Quattro le intenzioni suggerite: il ritorno della pace, la liberazione di tutti gli ostaggi, l’aiuto e il sostegno ai bambini traumatizzati dalla guerra e gli aiuti umanitari per i profughi siriani.

Patrizio Ricci
La Perfetta Letizia